IL CORPO CAVO - IL CORPO PIENO

21.04.2017

Nel mio percorso di professionista, mi sono interessata alla relazione tra corporeo e identità femminile e allo sviluppo della psiche della donna in rapporto al corporeo nelle varie fasi di vita. Ho approfondito per un periodo il tema del Disturbo Alimentare, prima come psicologa in formazione presso il Centro A.B.A di Ancona, poi collaborando come psicologa con il centro nutrizionale "Nutrimondo" di Jesi e poi svolgendo un periodo di osservazione e formazione come psicologa tirocinante presso il reparto  dei disturbi alimentari e della nutrizione di Villa Igea di Ancona. L'area dei disturbi alimentari ha mosso in me grandi pensieri, che hanno dato vita alla pubblicazione del capitolo sui DCA nel "Manuale di psichiatria per psicologi" a cura del Prof. Rossi Monti. Allo stesso tempo cresceva in me la curiosità verso il tema del "corpo cavo, corpo pieno" espresso attraverso l'esperienza della maternità, momento essenziale per la costruzione dell'identità femminile, denso di emotività e grande cambiamento, non esente da crisi e nuovi aggiustamenti. Nello specifico con la Dott.ssa Mircoli, dirigente medico della Clinica Psichiatrica Ospedali Riuniti di Ancona, dove in quel momento svolgevo un tirocinio specializzante, ci siamo interessate al tema del sogno in gravidanza come espressione del sovvertimento psichico e corporeo della donna, sovvertimento determinato dall'esperienza stessa della gravidanza. In questo ultimo periodo, grazie alla collaborazione con una giovane e brillante collega, la Dott.ssa Olivi, mi sono avvicinata alla conoscenza del rapporto con il corporeo femminile "malato", approfondendo il tema dell'endometriosi, una patologia che lacera l'esperienza soggettiva di donna e madre. Nel lavoro come psicologa di struttura con utenti geriatrici il tema del corporeo che cambia e della perdita di autonomia e contatto con l'esperienza del corpo "sano" mi hanno portato ad osservare una rilettura identitaria che la donna fa di sé stessa in terza età: se da una parte lamenta la sua corporeità che invecchia e diventa sconosciuta e "nemica", dall'altra ripercorre con la memoria il proprio ruolo di madre, di nonna, e di figlia. Spesso nell'insorgere dei deliri e delle allucinazioni associati al decadimento cognitivo i pazienti ricercano le proprie madri, lo fanno come figlie e come donne, in un legame affettivo che è di nuovo in un "qualche modo salvifico".  Questo percorso di approfondimento del legame tra corpo e identità femminile mi ha dunque portato a conoscere in modo più intimo la realtà della donna, nei suoi momenti di fragilità e di ricostruzione, nelle crisi di passaggio o nel dolore più sommosso, nelle fasi di smarrimento e di ricerca, di dignità e coraggio. A tutti infatti viene dato un corpo, che dovrebbe nel percorso di vita riempirsi di sé stessi, della propria identità abitante quel corpo, del proprio "esserci" in quel corpo...direbbero i fenomenologi; eppure l'esperienza del proprio corpo non è sempre semplice e lineare, non è uguale per tutti e non rimane statica nel corso della vita. Quel corpo diventa allora sconosciuto, altro da sé o espressione di quel senso di vuoto o dolore che il sé vive. Non esiste il corpo e la mente, ma una mente incorporata e un corpo psichico. Il corpo é infatti sempre psiche e la psiche é sempre corpo

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