La stanza degli stimoli: libri, film e documentari consigliati a chi ama conoscere tematiche di psicologia

In questa pagina posterò alcuni libri di narrativa, documentari e altri stimoli che affrontano tematiche psicologiche. Se sei un appassionato del tema spero di dare qualche consiglio e spunto interessante per conoscere attraverso la narrativa importanti tematiche di psicologia. Più che il libro o il film in sé spero di portare a conoscere dei personaggi, delle storie che raccontano, come in una terapia, del mondo interno intenso e complesso dell'essere umano. Ogni protagonista ci farà entrare nel mondo di un fenomeno psicologico, ce lo mostrerà dal di dentro, consentendo all'esperienza soggettiva di ampliare le nostre conoscenze su qualcosa di cui facciamo esperienza indiretta o solo dall'esterno. 

"Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà."
(Italo Calvino)

"Quando finisci un libro e lo chiudi, dentro c'è una pagina in più. La tua."
(Fabrizio Caramagna)

BUONA LETTURA!


L'UOMO E LA SFIDA: radicarsi a terra per slanciarsi verso l'alto

SCHEDA DOCUMENTARIO: DA DOMENICA 6 SETTEMBRE ORE 21,00 SU FOCUS (CANALE 35)

Ho avuto modo di seguire la prima puntata di "Dalle Alpi al tetto del mondo", un interessante documentario su Marco Confortola, alpinista tra i pochi ad aver scalato 11 tra i quattordici ottomila tetti del mondo. Consiglio caldamente la visione di questa serie in onda su Focus la domenica sera, e vi dirò anche perché. In primo luogo il protagonista è esattamente il modello dell'antieroe: non è bello, non è erudito, non è particolarmente curato; egli è, come lui ama definirsi, un animale selvatico. L'animale selvatico è simbolo inconscio di molti alpinisti, i quali vi si identificano in scelte di vita e condizioni emotive: essi non scelgono la montagna per status sociale, ma ci nascono crescono e muoiono. Per tali ragioni ne diventano una rappresentazione concreta, nella durezza dell'animo e dell'aspetto, nell'asprezza delle scelte di vita, nella verità delle emozioni. È lecito domandarsi come mai chi cresce in montagna, a differenza di chi lo fa in altri luoghi, è così ancorato alla tradizione, al territorio, si fa appunto simbolo vivente del posto in cui è nato, in una forma eroica-antieroica. Confortola, moderno antieroe, è da molti considerato un miracolato del K2; da altri criticato per aver costruito la sua fama su un tragico evento avvenuto su quella montagna. Di certo, 11 tra gli ottomila del mondo li ha scalati, dimostrando di avere quella determinazione propria di molti alpinisti himalayani. Lui stesso spiega come scegliere di vivere in funzione di questo scopo possa limitare altre aree di vita (famiglia, rapporti, salute), e dunque come Honnold (vedi articolo nel sito:https://alessiazoppi-it.cms.webnode.it/l/quando-la-mente-condiziona-il-cervello-free-solo-la-paura-non-mi-fa-paura/), anche Marco ha in sé quel piglio ossessivo verso la scalata che lo porta a dover chiudere la sua serie di ottomila. In questo scopo deterministico coabita però la paura, lo dice lui stesso: "lì però si muore!", parlando degli ultimi tre obiettivi tra cui il Nanga Parbat, celebre montagna in cui perse la vita il fratello di Messner. Si riapre con Marco, nelle sue parole, l'eterno conflitto dell'alpinista: il rispetto e la sfida verso la montagna, aspetti questi che sono legati a stresso giro alla paura della morte ma anche all'aspirazione del vivere verso l'ignoto. Dunque, consiglio la visione di questo documentario anche perché parla del rapporto tra uomo e sfida verso l'estremo e lo sconosciuto, argomento che mi aveva già colpito con Honnold. Questo rapporto controverso e conflittuale credo risalga alla notte dei tempi e che non sia dono di tutti. Esiste una grande parte di noi esseri umani che non accetterebbe mai di mettersi a rischio per arrivare in cima ad una montagna, stare cinque minuti e ripartire veloce verso valle, sperando che la discesa sia clemente. Da molti considerati degli sportivi, da altri esploratori, da altri semplicemente dei controfobici con il gene giusto o dei ricercatori di forti emozioni, di fatto c'è qualcosa negli scalatori che produce un gradimento marcato nello sfidare il rischio e la paura. In un certo modo ogni volta che arriva in vetta questo antieroe compie qualcosa di eroico. Quale che sia la spinta inconscia non è dato sapere con certezza. Di certo, in ogni sportivo esiste un livello marcato di sublimazione dei meccanismi di rabbia e aggressività, alla base della competizione verso se stessi o gli altri. Allo stesso tempo, nell'alpinista specificatamente, esiste un profondo rispetto della montagna, come se scalandola essa li accolga, permetta loro di entrare profondamente in contatto con essa, di essere accettati da una madre potente e lunatica che può scegliere di renderti eroe o di toglierti la vita.  L'alpinista infatti ne parla come se la montagna fosse dotata di una sua coscienza decisionale, che ha potere sulla sua vita o sulla sua morte. Cosa rappresenta dunque quella montagna? una mamma da sedurre? una mamma cattiva? una mamma che accetta?... e cosa rappresenta la sfida? una dimensione fallica? una dimensione onirica? una dimensione infantile? In ultimo, consiglio questo documentario perché si evince nel protagonista un forte senso di radicamento alle radici esistenziali: la sua baita, le sue montagne, che sono un perno fisso durante la scalata, un punto da cui partire e a cui tornare. L'appiglio a questo giaciglio è tanto forte da tenerlo sveglio nella sua notte più lunga e dura, quella che lo porterà a rischiare la morte. La baita, ricorda un ventre piccolo e caldo, in cui si sta soli, ma bene e protetti, difesi da tutto. Penso che sia quel senso di radicamento alla casa-baita, tipico di molti grandi alpinisti, a consentire la loro spinta verso l'ignoto. Una tensione all'andare e poi un profondo bisogno di rientrare. Marco esprime il disagio della scomodità della tenda dei campi base, e poi ci mostra la semplicità di casa sua, una semplicità che basta per sentirsi difesi. Come una tana di un animale selvatico. Mi affascinano queste personalità crude, dirette, che hanno in sé qualcosa di antieroico e dunque anche antinevrotico, pur esprimendo con il loro gesto un profondo conflitto tra vita e morte. Sono l'emblema del senso di ogni esistenza. Buona visione!

Per info su programma: https://www.montagna.tv/166520/dalle-alpi-al-tetto-del-mondo-con-marco-confortola-su-focus-tv/

Articolo citato su Alex Honnold: https://alessiazoppi-it.cms.webnode.it/l/quando-la-mente-condiziona-il-cervello-free-solo-la-paura-non-mi-fa-paura/ 


IL FIGLIO ADDOSSO: IL DIFFICILE RUOLO MATERNO

SCHEDA LIBRO > Autore: Rossella Milone; Titolo: "Cattiva"; Casa editrice: Einaudi; Pagine: 116. 

Quanto è difficile diventare mamme? E quanto complesso è il ruolo della maternità? Ricco di cambiamenti inattesi, dati per scontati da tutti, carichi di aspettative. Ma una mamma è poi sola con il suo bambino, mentre gli altri ne plaudono la nascita, mentre i mariti tornano a lavoro fieri, mentre tutti pensano che sia una cosa data e semplice...ma non lo è affatto. Il compito della maternità è la chiave della vita e in  questo si ridestano modelli di attaccamento appresi. Per cui diventare mamma, non fisicamente ma psichicamente, è un percorso che non si realizza mai solo nella nascita. Lo racconta bene Emilia, che sente questa bimba come una creatura ancora estranea, ma simbiotica e pretenziosa, che ha bisogno del corpo della sua mamma per vivere, che si attacca e non può essere lasciata mai. Così Emilia sprofonda in quel diffuso senso di inadeguatezza che la donna sente i primi mesi dopo la nascita di un figlio, anche a causa dei grandi cambiamenti ormonali. Il pianto, il senso di solitudine, la responsabilità e la perdita di ogni nota prospettiva e indipendenza...diventare madri è un duro percorso di identificazione, di ricostruzione dell'Io.  Ce lo racconta in modo crudo e vero Emilia, disperata e spaesata: "E quindi quelli che dicono che procreare è un atto di egoismo dicono una stronzata, la prima cosa da fare quando metti al mondo un figlio è imparare a rinunciare.". Questo libro andrebbe letto non solo da quelle neo mamme che si giudicano e si colpevolizzano non considerando le proprie umane, comuni, fragilità; mamme che si sentono cariche di una narrativa comune semplicistica e superficiale, che non vede la fatica nella bellezza. Lo consiglio anche ai neo papà, che non possono comprendere fino in fondo l'esperienza del parto e poi dell'accudimento primario, e spesso tornano facilmente alla loro vita senza pensare a chi lasciano in casa, ovvero donne coraggiose ma fragili, che "danno" loro un figlio; quale gesto d'amore più grande? di quello di donare un corpo a servizio di un bisogno di coppia. Ecco dunque che la maternità torna nella sua fragilità ad essere sacra, in questo libro vero e vicino. Da leggere, anche per chi non ha ancora fatto esperienza di questo passaggio di vita. 

Citazione: "Le madri e i padri posseggono millenni di esperienza alle spalle, ma nessuno in tutta l'evoluzione umana è mai diventato un genitore perfetto. L'esperienza al genitore deve insegnare solo una cosa: non sapere, perché è lì che risiede la salvezza del figlio." 


L'ALZHEIMER VISTO DA DENTRO: QUANDO LA MEMORIA MI ABBANDONA

SCHEDA LIBRO > Autore: Emma Healey; Titolo: "Elizabeth è scomparsa"; Casa Editrice: Ed. Mondadori; Pagine: 285. 

Questo libro di Emma Healey è particolarmente toccante. Il personaggio che lo abita è Maud, una anziana dolce signora "smemorata", che però è piena di vita e di coraggio, intensa come un romanzo di eroine vittoriane. Il suo presente e il suo passato vengono intessuti in una trama delicata e toccante, sul tema dell'invecchiamento patologico. Pubblicato Mondadori nel 2014, affronta infatti il tema della patologia di Alzheimer e della demenza, dal punto di vista del malato e ci accompagna nel percepire ciò che vive la persona affetta da demenza. La demenza è un disturbo acquisito, su base organica, che intacca le funzioni cognitive in precedenza acquisite; memoria (a breve e a lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento spazio-temporale vengono alterate a livello funzionale, pur conservando lo stato di coscienza vigile e la motricità. Ci sono diverse forme di demenza, e la forma più conosciuta è la patologia di Alzheimer. Scoperta nel 1906 dal neurologo che aveva lo stesso nome, tale patologia è caratterizzata da: Esordio insidioso e graduale, con progressivo danno a uno o più domini cognitivi; Evidenza di una mutazione genetica causativa da malattia di Alzheimer o da anamnesi famigliare o da test genetici; Chiara evidenza di un declino della memoria e apprendimento e almeno altro dominio cognitivo (test) (DSM-5). Il decorso è caratterizzato da fasi e i primi sintomi possono essere erroneamente associati ad invecchiamento e stress. Solo test specifici possono confermare una diagnosi. La causa sembra essere associata ad accumulo di una proteina nel cervello (proteina TAU e placche neurotiche amiloidi), che inizia ben 15 anni prima delle prime manifestazioni sintomatiche.  Oggi, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, circa 35,6 milioni di persone sono affette da demenza, con 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno e un nuovo caso di demenza diagnosticato ogni 4 secondi. La prevalenza della demenza nei paesi industrializzati varia tra 8 e 20% in base ad aumento dell'età. I casi di demenza potrebbero triplicarsi nei prossimi 30 anni. La stima dei costi è di 604 mld di dollari/anno con incremento progressivo e continua sfida per i sistemi sanitari. In Italia, secondo l'Istat, circa 1 milione di persone sono colpite da questa malattia e circa 3 milioni sono direttamente o indirettamente coinvolte nell'assistenza dei loro cari. L'Italia è uno dei paesi europei più anziani (età uguale o superiore a 65 anni) e quasi il 17% della popolazione ha superato i 65 anni di età. Le Marche sono al 6/o posto in Italia per tasso di mortalità (standardizzato) per demenze e malattie del sistema nervoso di persone over 64. L'indice di patologia marchigiano si attesta al 35,2 (per 10 mila abitanti): è più elevato per le donne (37,9) rispetto agli uomini con il 32,8. Il tasso di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso di persone di 65 anni e oltre è cresciuto di ben 12,8 punti in dieci anni nelle Marche, a fronte di un incremento di 9,3 punti in Italia. Spesso la demenza colpisce con dolore l'intero sistema che circonda la persona affetta, e lascia sgomenti di fronte alla difficoltà di comprensione e accettazione. 

Consiglio questo libro ai famigliari di persone affette da demenza. Li aiuterà a comprendere come la malattia sia fonte di grande dolore e smarrimento da parte del malato, e come sia possibile con una parola tenera, con il calore umano e anche con la fiducia, trovare nelle parole del malato ancora tanta verità.

Citazione: "Scosto la cornetta del telefono e mi fermo a pensare, stringendo il telefono fino a far scricchiolare la plastica. Quando ho visto Elizabeth? E perché mi ha chiesto di chiamare? Non me lo ricordo. appoggio la cornetta sul bracciolo del divano e sfoglio gli appunti che ho in grembo, scartando il numero di Peter, una lista della spesa e la ricetta di un crumble di uva spina. Il rombo di una auto in lontananza somiglia al ronzio di una mosca sotto vetro, come un ricordo scagliato contro la superficie della mia mente."


SINDROME DI ASPERGER: TU MONDO - IO ALTRO

SCHEDA LIBRO >Autore: Mark Haddon; Titolo: "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte";Casa Editrice: Einaudi - Super ET; Pagine: 247.

Il protagonista di questa storia è il quindicenne Christopher Boone, un ragazzo geniale ma lontano dal mondo, perché affetto da una sindrome autistica. Christopher ha delle ritualità, delle paure e delle immense fantasie: odia essere toccato, ha difficoltà a comprendere gli esseri umani, odia il marrone e il giallo in contrapposizione al suo amore per il rosso, ma ama i gialli e risolvere enigmi, come la morte del cane della vicina. La sua patologia, la Sindrome di Asperger, lo tiene lontano da alcune cose, ma lo fa immergere in altre, come la matematica, per cui sembra essere geniale. 

Due parole su questa sindrome: la sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello sviluppo, annoverato fra i disturbi dello spettro autistico; non comportando ritardi nell'acquisizione delle capacità linguistiche né disabilità intellettive, è comunemente considerata un disturbo dello spettro autistico «ad alto funzionamento». La sindrome è stata rivista nel DSM-5. I criteri aggiornati riguardano:

  • Comunicazione sociale e reciprocità sociale (tutte e 3):
  1. Deficit nella comunicazione della reciprocità sociale ed emotiva;
  2. Deficit nella comunicazione non verbale usata a scopo sociale;
  3. Deficit nella creazione e mantenimento di legami sociali adeguatamente al livello generale di sviluppo;
  • Interessi ristretti e ripetitivi (almeno 2):
  1. Uso stereotipato dei movimenti, del linguaggio o degli oggetti
  2. Eccessiva aderenza a routine, rituali motori o verbali e/o resistenza al cambiamento
  3. Fissazione per interessi particolari o ristretti in modo anormale nella durata o nell'intensità;
  4. Iper o Ipo reattività agli stimoli sensoriali o inusuale interesse per particolari dettagli dell'ambiente.

Le cause non sono ancora chiare, e anche l'esito prognostico è complesso, ma variabile. Comprendere questa patologia è molto complesso, perché il soggetto affetto non manifesta ritardi specifici nello sviluppo cognitivo; piuttosto l'individuo appare talvolta timido e chiuso, altre volte bizzarro e inafferrabile. Questo libro è un buon modo per entrare nel mondo di un soggetto con questa patologia. La forza di questo protagonista è infatti dirompente nella sua crudezza, nel suo scomporre le cose complesse della vita in primordiali sensazioni, come si fa d'altronde con i problemi matematici. Tutti lo proteggono, in primis il padre, dall' entrare in contatto con le emozioni della vita e così facendo lo isolano, non capendo che Christopher ha una forza pura, onesta, diretta, tipica di chi soffre di queste patologie, come quando afferma "Nella vita si è costretti a prendere delle decisioni e se non si prendono delle decisioni non si farebbe mai niente perché si passerebbe tutto il tempo a scegliere tra una cosa e l'altra. Quindi è bene avere una ragione per odiare alcune cose e amarne delle altre." o "Penso che le persone credano nell'aldilà perché detestano l'idea di morire, perché vogliono continuare a vivere e odiano pensare che altri loro simili possano trasferirsi in casa loro e buttare tutte le loro cose nel bidone della spazzatura.". Questo personaggio ci aiuta a scoprire come siamo noi realmente, come nel quotidiano tendiamo a crearci complessi problemi su cui ci arrovelliamo. Con gli occhi di Christopher comprendiamo la piccolezza dell'animo umano, le sue infinite fragilità e la pretesa che spesso abbiamo di giudicare il limite dell'altro nel comprendere e capire. Così scopriamo che nell'autismo di Christopher esiste una filosofia, un ermetismo semplice e lineare, vero e sincero che si avvicina paradossalmente al livello più alto di conoscenza dell'esistenza umana. "I numeri primi sono ciò che rimane una volta eliminati tutti gli schemi: penso che i numeri primi siano come la vita. Sono molto logici ma non si riesce mai a scoprirne le regole, anche se si passa tutto il tempo a pensarci su."

Citazione: "Qualche volta le cose sono talmente complicate che è impossibile prevedere come si evolveranno, ma in realtà non fanno altro che obbedire a delle regole semplicissime."


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